Delfini e balene del Mediterraneo sempre più in pericolo, esposti a minacce che
vanno dalla morte nelle reti al degrado dell’ambiente, dalla scarsità di prede
causata dalla pesca eccessiva al rumore. Beniamini nei documentari televisivi e
amati da tutti, i cetacei che vivono nei nostri mari sono in realtà poco
conosciuti, poco studiati, e ancor meno tutelati. Chi si occupa di loro? Tra le
diverse realtà italiane che hanno a cuore la sorte di questi mammiferi marini e
si battono per la loro tutela spicca l’Istituto Tethys.
Fondato il 31 gennaio 1986, Tethys ha appena raggiunto il traguardo dei vent’anni
di attività. Venti anni durante i quali biologi e naturalisti appassionati hanno
portato uno straordinario contributo alla conoscenza e salvaguardia di questi
animali. Basandosi esclusivamente sull’autofinanziamento, Tethys ha generato una
delle maggiori banche dati sui cetacei del Mediterraneo e circa 240 contributi
scientifici. L’Istituto è stato il primo a concepire e proporre la creazione del
Santuario Pelagos, sulla base di informazioni dettagliate ottenute in mare. I
dati raccolti nel corso di campagne di ricerca svolte sin dal 1990 nel bacino
Corso-Ligure-Provenzale (l’attuale Santuario) hanno contribuito a dimostrare che
la balenottera comune – che con la balenottera azzurra è il più grande animale
vivente - è endemica nel Mediterraneo, si trattiene cioè in queste acque senza
migrare altrove. Tethys ha svolto studi a lungo termine sui tursiopi
dell’Adriatico settentrionale a partire dal 1987, e su delfini comuni e tursiopi
nel Mar Ionio orientale dal oltre un decennio. I metodi di ricerca utilizzati
dai biologi dell’Istituto sono estremamente vari e comprendono telemetria, studi
di popolazione e utilizzo dell’habitat basati su transetti lineari e dati
telerilevati, l’uso combinato di binocoli laser e GPS per tracciare e registrare
gli spostamenti dei cetacei, ricerca bio-acustica, foto-identificazione, studio
del comportamento, prelievo di biopsie cutanee per analisi genetiche e
tossicologiche, e ricerche storiche. Tethys possiede archivi fotografici sui
cetacei comprendenti più di 60.000 immagini, che hanno permesso
l’identificazione di oltre 1.300 individui diversi appartenenti a sette specie
di cetacei del Mediterraneo – dall’immenso capodoglio al simpatico grampo, dallo
strano globicefalo al misterioso zifio. Tethys gestisce anche una vasta raccolta
di letteratura scientifica sui cetacei e la tutela dell’ambiente marino, una
biblioteca che attualmente comprende circa 16.000 titoli. Fra i molti contributi
scientifici prodotti spiccano le due ampie revisioni scientifiche sulle
popolazioni mediterranee di balenottera comune e delfino comune. Oltre a
proporre la creazione del Santuario Pelagos, Tethys è sempre stato molto attivo
sul fronte della tutela, anche a livello internazionale. In seguito a una
proposta presentata nel 2003, la popolazione mediterranea del delfino comune è
stata classificata dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN)
come “Endangered”, ovvero a rischio di estinzione, nella Lista Rossa delle
specie minacciate. Quest’anno, il lavoro di Tethys ha contribuito a classificare
il sempre più raro delfino comune nell’Appendice I della Convenzione sulla
Conservazione delle Specie Migratrici (Bonn Convention o CMS) – il che
attribuisce a questo cetaceo un’altissima priorità di tutela (che si spera si
traduca presto in azioni concrete per la sua salvaguardia). Insomma, vent’anni
di battaglie, sconfitte, sacrifici e vittorie che hanno portato i cetacei del
Mediterraneo un po’ più al centro dell’attenzione, ci hanno permesso di sapere
come vivono e cosa li minaccia, nella speranza che tutto questo permetta agli
animali di continuare a vivere nei nostri mari per molti anni ancora. |