Il w.e. appena trascorso ha visto prendere vita la seconda manche del Campionato
Invernale Snipe di Santa Marinella, cominciato con ben due giorni di regate, ed
è stato così che già al sabato, nonostante la giornata semi-festiva e la
concomitanza con l’inizio dei “Saldi” nella Capitale, ben 15 snipe si sono
presentati sulla linea, determinati a regatare e a liberarsi di qualche caloria
accumulata di recente, e premiati da una giornata di sole, brezza e acqua piatta
assolutamente da incorniciare.
Si regata dentro quel che resta della tramonta anticiclonica, confusa per
l’occasione con la termichetta invernale da NW, tipica delle giornate di sole a
Capo Linaro.
L’intensità del vento raggiunge raramente i 3m/sec, si va piano, quando non ci
si ferma nei frequenti buchi, a vederlo dall’alto il campo di regata è maculato
dalle piccole zone di maggior pressione, il gioco si risolve nell’usare un
refolo per raggiungerne un altro. Più abile di tutti sarà Stefano Fusco, che
prenderà la testa della flotta all’incirca a metà regata, rimanendovi fino
all’arrivo, sempre tallonato da vicino da Ciufo-Mazzacuva.
Nelle retrovie succede di tutto, a momenti la regata rischia di venire annullata
per una perdurante patana sulla prima di bolina, interrotta da un
provvidenziale, seppur tardivo, refolo d’aria che scioglie l’ingorgo e rimette
in moto le barche. Alla domenica la tiepida giornata mediterranea del sabato è
purtroppo un ricordo, in meno di 24 ore il Golfo di Santa Marinella ha
completamente cambiato d’abito, offrendosi ai convenuti in livrea “baltica”:
acqua sempre piatta, ma cielo e mare grigi.
Il tanto atteso scirocco, che avrebbe dovuto indicare la definitiva conclusione
del regime anticiclonico degli ultimi dieci giorni, non si è fatto vedere, tanto
meno il correllato e ancora più atteso lieve aumento delle temperature.
Al suo posto una ventilazione orientale che, assieme al cielo coperto, ha
contribuito ad un sensibile abbassamento della temperatura percepita dai
concorrenti.
Si esce in orario, fuori dalla diga si sfila davanti ad una chiatta ed al
rimorchiatore che le fa da chioccia, mentre il Comitato di Regata è già
all’opera per posare il campo.
La partenza viene posta proprio fuori dal Porto Odescalchi, la boa di bolina
verso Santa Severa, leggermente più in terra dell’omonimo Castello, la direzione
del vento è all’incirca per 075°, più Levante che Grecale, un vento “strano”, di
transizione, che potrebbe voler dire scirocco in arrivo, ogni tanto entra anche
qualche treno di onde da SE, ma sono troppo sporadiche per essere credibili ed
il vento di transizione si rivela per quello che è, reso ancora più caotico
dalle montagne dalle quali scende, così la transizione non si compie e le
raffiche da sinistra sembrerebbero premiare il bordo a terra, impressione
fondata, ma non sempre.
La prima regata del giorno parte con i migliori auspici di mal di testa: le
raffiche sembrano entrare da sinistra, il gruppo di testa si dirige subito a
terra, ma chi va a terra troppo presto o con troppa decisione trova anche dei
bei buchi di pressione, tant’è che in molti così si sbrigano a riguadagnare il
centro del campo, dove non mancano le zone di minor pressione, anche se meno
estese.
Alla prima boa di bolina la flotta si è già frantumata tra i refoli ed i buchi
di vento, il primo gira con un distacco significativo, e di poppa la situazione
si presenta ancora più complessa: si tratta di cercare di accelerare e mantenere
l’apparente il più possibile, ma con il cielo grigio e l’acqua pure non c’è modo
di distinguere le raffiche.
La prova si conclude nelle medesime condizioni con le quali aveva preso il via,
con la sensazione di un ulteriore calo nell’intensità del vento.
Tempo di aspettare le procedure per la seconda partenza, qualche refolo più
deciso sembra attraversare il campo, nulla di significativo, non c’è bisogno
delle cinghie, ma almeno si comincia a stare seduti sopravvento.
Il CdR non sta certo a perdere tempo, e con la consueta tempestività viene data
la seconda partenza, di nuovo il primo bordo é a terra, ma sempre con molta
attenzione e tornando subito verso il centro del campo ai primi accenni di calo
di pressione.
In effetti c’è un po’ più di pressione che durante la prima prova, soprattutto
sul lato destro del campo, cioè a largo, ma le raffiche, quando entrano,
continuano ad entrare da sinistra, così chi va a destra guadagna qualcosa in
velocità ma si ritrova a girare in tondo attorno alla boa di bolina, ed a metà
lato la flotta è di nuovo sparpagliata per tutto il campo.
Alla prima boa di bolina la pressione tiene ancora, la prima metà della poppa è
ancora un poppa, poi
comincia a calare tutto di nuovo, e si comincia ad orzare per non perdere
l’apparente e la tentazione,
di nuovo, è portarsi verso terra, da dove sembrano continuare ad entrare le
raffiche, ormai sempre più sporadiche.
L’ultima bolina è di nuovo un’agonia, l’ondina entrata da SE complica le cose,
soprattutto mure a dritta.
La massima concentrazione è per cercare di non fermarsi, diversi a fine regata
ammetteranno che erano così concentrati sulla conduzione dal perdere di vista il
“dove” condurre.
Sotto costa si soffre più che a largo, soprattutto per la prima metà dell’ultima
bolina, mentre sul lato opposto del campo sembra ci sia sensibilmente più
pressione, ma finisce presto, perchè passata la metà della bolina il vento
crolla ovunque, chi si era portato a destra, ingolosito dalla maggior pressione,
ha difficoltà enormi a rientrare, mentre quelli a sinistra riescono ad infilarsi
in qualche striscia d’aria che ancora rotola dai Monti della Tolfa, quanto basta
per chiudere sulla boa di bolina, saggiamente convertita in arrivo dal CdR, con
apposito accorciamento del percorso.
Purtroppo però non ci sono refoli che tengano, il crollo del vento produce una
messe di DNF per “fuori tempo limite”, alcuni di una manciata di secondi, una
brutta beffa dopo un inseguimento azzardato ma riuscitissimo.
Al rientro come sempre buffet per i partecipanti e chiacchiere da scivolo, con
la serafica ammissione che oggi era solo una questione di “fortuna”, in tutte le
relative accezioni.
Aechiviata quindi una due giorni di regate assolutamente positiva, per la
soddisfazione degli Organizzatori, del CdR e dei partecipanti.
Da sottolineare, oltre al consistente numero di beccaccini scesi in acqua, la
presenza di barche nuove e soprattutto di nuovi equipaggi, arrivati alla Classe
passando proprio per la porta forse meno “confortevole”, per l’appunto quella
invernale.
Prossimo appuntamento 12 febbraio, abbiamo tre settimane per far sfogare
“depressioni atlantiche” e “ondate di gelo siberiano”, tanto per usare due
cliché meteotelevisivi, alla fine delle quali staremo ad incrociare le dita. |