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Teoria Velica

LA BARCA

Le Attrezzature sono albero e boma, mantenuto da manovre fisse o dormienti. Nel 90% sono in acciaio, in barche da regata o più piccole possono essere in tessile. Nelle barche da crociera medie l'albero pesa alcune decine di chili. E' mantenuto nel senso longitudinale e trasversale.

TRASVERSALE

Nel senso trasversale avremo la crocetta, un piccolo asse perpendicolare albero, che serve per aumentare l'angolo d'incidenza  delle funi sull'albero, quindi come se avesse una base maggiore. Troviamo due cavi per lato, una sartia chiamata alta dal piano di coperta fino in testa d'albero ed una sartia bassa fino alla crocetta. Nel piano ci sono delle piastre di acciaio contro-piastrate all'interno (lande) con bulloni che servono per alloggiare le sartie, in un punto solido e facile da controllare. Generalmente quando si verificano degli sforzi eccessivi prima di tutto si rompono gli attacchi. Sono alloggiate a cavalloto, cioè una specie di uncino, o in altri modi. Chi mette un cavo deve anche essere capace di metterlo in tensione, regolandolo con gli arridatoi o tornichetti. {pesi di piombo} Le manovre vanno tese a seconda del tipo di barca e di albero. In porto è necessario sistemarlo senza oscillazioni, e poi intervenire durante le traversate sulle sartie che lavorano sopravento. Esistono delle sartie voltanti, divise in strutturali e di regolazione, che in alcuni casi non hanno estremità fissa. Con la trinchetta per esempio le sartie volanti sono obbligatorie, e si metterà ogni volta in tensione la sartia sopravento, invertendola ad ogni cambio di bordo.

LONGITUDINALE

Le manovre longitudinali sono lo strallo di prua vincolato come le sartie con tornichetto, che in questo caso può anche non esserci. Lo strallo di poppa o paterazzo, può e deve essere regolato istantaneamente con il regola paterazzo (solitamente un piccolo volante in acciaio, oppure può avere la forma di due alette o ancora di un sistema con chiave incastonata) durante la navigazione. Lo cazziamo per mettere in tensione prima della partenza anche tutte le altre manovre. Quando si arriva in porto è necessario lascarlo, altrimenti possiamo far prendere dei vizi all'albero. Ci sono degli strumenti che indicano la giusta tensione per barca e alberi. Esiste lo strallo di prua a 7/8 che non arriva esattamente in testa d’albero, non danneggia le prestazioni e riduce l’inclinazione. Lo troviamo su barche come i monotipi da regata, e permette una gestione più facile del fiocco. La catenaria del paterazzo è una curva della stessa manovra, da correggere immediatamente.

 

LE MANOVRE CORRENTI

Su una barca sono molto numerosa. Sono quelle che ci consentono di issare le vele, ammainarle e regolarle. Le più importanti sono le drizze (per alzare, drizzare, ed abbassare) e le scotte (per regolare). Anche queste sono fatte da tessile, in acciaio o miste. Le scotte servono per manovrare le vele, spostarle rispetto all'asse longitudinale dello scafo, o ipotetica linea di mezzeria, e per cambiare il lato delle vele. Se le si utilizza male ci si "scotta" :). Bisogna abituarsi a non usare la forza, ma saperla dosare e controllare. Durante la navigazione è necessario eseguire continue regolazioni sulle varie scotte, per mantenere la rotta, ecc...

 

LE VELE

Parliamo ora delle vele principali di un'imbarcazione. In particolare delle vele di una barca con un solo albero, armo a sloop, armato in testa d'albero. Altri tipi di imbarcazione sono i cutter, con trinchettina e due fiocchi, e i ketch e gli yawl, con timoneria a poppavia ed a pruavia dell’albero di mezzana. La vela vincolata all'albero si chiama randa, con tre angoli e tre lati. Il lato inferiore ed inferito (a volte) sul boma si chiama BASE, il lato dentro l'albero si chiama inferitura, gratile o caduta prodiera e il lato libero caduta poppiera o balumina. Lungo la balugina della randa troviamo il Meolo, che utilizziamo spesso per farla sbattere di meno. Esistono rande steccate e semi-steccate come la maggior parte, quelle steccate hanno delle stecche arrivano fin all’inferitura. Esistono anche fiocchi steccati e fiocchi terzarolabili. L'angolo tra albero e boma è detto "punto di mura", quello alla fine del boma "angolo di bugna o scotta" ed infine l'angolo superiore di drizza o di penna. In un albero ci sono più drizze per le varie vele, ed altre di sicurezza per avere sempre una manovra di riserva. La vela di prua si chiama generalmente fiocco, a seconda della grandezza ha poi nomi diversi (dal genoa alla tormentina). Esistono anche altre vele intermedie come il fiocco 1,2,3,4, olimpico, ecc... Il gennacker è un incrocio tra un genoa ed uno spinnaker, che è la vela più grande di cui sono dotate le barche da diporto, ed è una vela molto tecnica, che va installata esternamente al corpo della barca. Il gennaker è l’evoluzione del vecchio MPS. Per fissare il fiocco si usano i garocci sullo strallo di prua. Il caricabasso è un carrello con rotaia, utilizzato per alzare ed abbassare il boma. I Ferzi sono i ritagli con cui vengono cucite le vele, ovviamente particolari e prodotti secondo regole complesse. Con lo spinnaker si eseguono due manovre particolari, strallare, andare verso lo strallo, quindi un’andatura più stretta, e quadrare, andare verso l’albero ed ottenere un’andatura più larga.

 

LE ANDATURE

La più semplice per un principiante è sicuramente la bolina, perché si ha più sensibilità al vento. Col vento di poppa è più difficile controllare l’imbarcazione e mantenere l'assetto, anche psicologicamente si pensa di poter fare più danno. L'angolo di bolina solitamente è 45° rispetto alla direzione del vento, ma con barche da crociera si possono raggiungere anche i trenta gradi. 30 anni fa era molto difficile. Infatti questa è stata una grande conquista, che ha permesso di poter stringere il vento. Si dicono andature portanti quelle dal Lasco alla Poppa, mentre si dicono strette o aspirate quelle come la bolina. Avremo tre tipi di vento: il vento reale, che rileviamo da terra. Il vento relativo o di velocità, dato dal movimento dell’imbarcazione, ed il vento apparente, risultante tra i due. A bordo percepiremo anche nei mostravento quello apparente, ma la nostra andatura sarà rispetto al vento reale.

 

IL VENTO RIFIUTA ED IL VENTO RIDONDA

Si dice che il vento rifiuta quando gira, salta, evolve, in direzione della prua, ed a seconda dei casi, scegliendo se mantenere la rotta o l’andatura, dovremmo o regolare le vele o variare la direzione. Il vento rifiuta quando di muove verso poppa. Andare in vela significa tenere una regolazione ottimale delle vele per quell’andatura senza seguire una rotta.

 

BOLINA

La randa risulterà al centro dello scafo, fiocco cazzato a ferro (al massimo) con un canale fra le due vele molto sottile. Quando si va controvento (si orza, si va verso il vento) il fiocco inizia a fileggiare (pungere), bisogna allora poggiare e quando non fileggia più messo il timone al centro si avrà la più stretta bolina possibile. La virata si eseguisce cambiando il lato offerto al vento. In bolina bisognerà posizionare i pesi corporei sulla falchetta, per cercare di ridurre l’inclinazione. Al traverso, con vento teso, bisognerebbe avere la tormentina al centro, quindi cazzata anche sopravento, e la randa scarrellata e lascata. Lascando il tendi-paterazzo avremmo una somma di catenaria, vela più panciuta, pericoloso con straorzate. In alcune virate per evitare che l’imbarcazione perda troppa velocità e si arresti prima di aver cambiato il bordo, è necessario tenere il fiocco a collo, senza tendere la scotta opposta, per alcuni istanti.

 

LE FORZE SULL'IMBARCAZIONE. CENTRO VELICO E CENTRO DI DERIVA

Il centro velico è il punto in cui si applicano le forze aerodinamiche per ogni vela, forza che viene poi trasferita alle zone periferiche. In caso di più vele diciamo che esiste un centro di velatura. Il Piano velico è invece la superficie totale delle vele dell’imbarcazione. La forza esercita sul centro di velatura fa sbandare l'imbarcazione, per rimediare abbiamo la deriva. Se la pinna si estende per tutta la lunghezza dello scafo si chiama deriva oceanica. La pinna può essere sostituita da un bulbo, in piombo pieno, che è adottato da imbarcazioni performanti, da regata. Essendo molto leggere e scarne nella coperta e sul ponte hanno bisogno di un peso che contrasta sotto. Può capitare che il 50% del peso dell'imbarcazioni sia costituito dal bulbo. Solitamente il bulbo di un natante o di una piccola imbarcazione rappresenta il 33% del peso totale. Il centro di deriva è il centro dove entra in azione la forza dell'acqua. Sono le forze idrodinamiche che si contrappongono all'imbarcazione come le forze di scarroccio, che ci spostano lateralmente onde e vento. La deriva di un barca è quindi fondamentale per opporsi, altrimenti avrà poca stabilità di rotta. Come velisti possiamo intervenire sul centro velico dell'imbarcazione. Sono da sconsigliare vivamente modifiche strutturali alla barca. In alcuni casi è possibile sostituire l'albero a condizione che il nuovo, seppur più lato, pesi meno del precedente per cercare di riequilibrare le forze. Per avere meno peso è comune la rastrematura nella parte terminale dell'albero. La deriva mobile ha principalmente due utilizzi: avere meno pescaggio quando si arriva in prossimità della costa e per toglierla in caso di vento in poppa o lasco, permettendo alla barca di planare meglio sull'acqua. Può causare però numerosi problemi tra i quali correnti galvaniche, di tipo meccanico, difficoltà di estrazione ed inserimento dopo un certo tempo, ecc... Generalmente le barche a nolo hanno una deriva mobile, sempre per esigenza degli approdi. Il centro di deriva si trova generalmente nella pinna dell'imbarcazione. Il centro velico si può quindi trovare in tre posizioni rispetto al centro di deriva. Se è a poppavia avremo una barca orziera, quindi tenderà ad andare sottovento. Si dovrà curvare la pala del timone per correggere la rotta provocando così una resistenza all'avanzamento. Le causa principale può essere il paterazzo troppo teso, e possiamo rimediamo scaricando il boma sottovento, che sposterà così un po' di energia verso prua. E' meglio che vada verso il vento per un fatto di sicurezza, così nel caso di problemi l'imbarcazione andrà autonomamente pura la vento e di conseguenza si arresterà. Se il centro velico fosse a prua la barca diventa poggiera, fatto che può essere causato da un albero inclinato troppo in avanti o da un fiocco molto più grande della randa. Se anche regolando il paterazzo continua a poggiare è allora regolato male lo strallo di prua. Prima di tutto vanno regolate bene le sartie. Bisogna fare la regolazione iniziale in porto e perfezionare in mare, dando tempo ai cavi di adattarsi. Se abbiamo due crocette troveremo anche le sartie intermedie, e la tesatura risulterà più difficile, in quanto dobbiamo eseguire la regolazione tenendolo completamente mollate, e tesarle solo in seguito. Quando devo risalire il vento ho necessità di una barca orziera, stralli e sartie devono quindi essere ben tesi. Se siamo di poppa possiamo mollare un po' il paterazzo, in regata lo mollano completamente, anche per fare gonfiare il fiocco. Si rimane però in condizioni di relativa sicurezza finché non ci sono sbalzi eccessivi di vento. Il Centro di Deriva è altresì importante per limitare lo scaroccio. In alcuni modelli si hanno le cosiddette crocette acquartierate, leggermente flesse verso poppa in modo da far soffrire meno il paterazzo.

 

RIDUZIONE DELLA VELATURA IN CASO DI NECESSITA'

O più comunemente prendere delle mani di terzaroli. Stiamo quindi parlando prima di tutto di ridurre la velatura della randa. Se ad esempio siamo di bolina, stretti al vento, e decidiamo di ridurre di una mano, dobbiamo decidere quale è la manovra migliore per svolgere in sicurezza questa modifica. Siccome dobbiamo sempre farla fileggiare per permettere la sua discesa agevole la scelta più ovvia potrebbe essere andare prua al vento, ma non è l'unica nostra possibilità. Con il mare formato avremmo molto beccheggio che ci impedisce di lavorare agevolmente in coperta ed il fiocco di pura potrebbe tornare a gonfiarsi. Altra opzione è quindi quella di terzarolare in bolina larga o al traverso. Bisogna sempre lascare un po' di randa ed arrivati alla bolina larga al o traverso, avremo una barca più stabile ed una componente di sbandamento minore. Altra opzione è quella dell'uso della cappa, ottenuta compiendo una virata senza cambiare le mura del fiocco, con la vela di Prua quindi sopravento rispetto alla randa. Possiamo sostanzialmente imparare a prendere della mani di terzaroli un po' con tutte le andature e condizioni marine avendo acquisito un po' di esperienza, l'importante è provare queste manovre con mare calmo. I gerli sono i mattaffioni nella base della vela, che possiamo utilizzare. Il Cunningham è un paranco utilizzato per la vela, solitamente la seconda bancarella di mura della randa. Utilizzandolo avremo un effetto smagrente che sposterà la pancia verso l'albero.

 

COME REALIZZARLA TECNICAMENTE

Nella randa ci sono degli occhielli, o borchie, o brancarelle, o occhielli dei terzaroli. Gli allineamenti tra le rispettiva brancarelle nel lato della balumina e dell'inferitura segnano la parte che dobbiamo ripiegare. Prima si molla un po' la scotta della randa, si allenta in wang per mettere in forza l'amantiglio. Facendo questo si permette di alzare il boma a 30-40 gradi, per la comodità di poter lavorare in piedi e permettere in tensione la borosa. La randa deve iniziare da sola a fileggiare, altrimenti fosse ancora tesa non scenderebbe, bisogna ovviamente far sì che non fileggi o sbatta troppo violentemente altrimenti potrebbe scendere troppo velocemente quando molliamo la drizza, che devo sempre accompagnare. Sull'albero ci sono dei colli d'oca in corrispondenza delle trozze. La Borosa è una piccola cima che si trova sulla balumina. Bisogna far sì che non rimanga in tensione, altrimenti si spezza molto facilmente, essendo sottilissima. E' quindi importante compiere la manovra senza troppa forza, energia, cazzando solo alla fine col winch. Tecnicamente il movimento viene definita Incrociata. E' conveniente aiutare la borosa in tensione con uno stroppo, una piccola cima, da far passare nella borchia e facendo due tre giri intorno al boma. I mataffioni sono quelle cimette presenti lungo le varie linee di piegamento e serviranno solo per raccogliere la vela ad azione ultimata, non si troveranno mai in tensione. Va vela va prima piegata e poi raccolta in senso antiorario, altrimenti potrebbe formare una sacca che potrebbe offrire resistenza al vento e fare accumulare acqua. Avvolta quindi prima su stessa, poi sul boma.

 

QUANDO DECIDERE DI RIDURRE LE VELE

IN mare è sempre consigliato cercare di ridurre le vele prima che sopraggiunga la reale necessità, e permettere quindi di compiere le varie manovre in sicurezza e tranquillità. E' necessario sempre tentare di prevedere come evolveranno le condizioni meteo-marine, basandoci anche sulle previsioni. Del resto nel caso ci fossimo sbagliati sarà questione di un attimo  ampliare nuovamente la velatura. E' consigliato prendere le mani di terzaroli singolarmente, ma in caso di necessità se il vento rinforza notevolmente anche due mani alla volta. Ovviamente se il vento rinforza è conveniente ridurre prima le vele di prua, e non ritrovarsi ad affrontare una tempesta con un genoa. Per risalire il vento con condizioni avverse è consigliato tenere un minimo di fiocco, lo si potrebbe fare anche con la sola randa terzarolata e tormentina ma si perdono molti gradi rispetto all'angolo di bolina. Se abbiamo il vento in poppa e dobbiamo allontanarci velocemente è consigliata la randa.

 

TEORIA DELLA STRAMBATA

Si assume come andatura il lasco o il gran lasco andando gradualmente verso la poppa. Prima è necessario portare la randa al centro, il timoniere deve poggiare senza anticipare il randista altrimenti la randa potrebbe arrivare in maniera brusca. E' perciò conveniente lasciar fare un po' più di fatica al randista invece di rischiare di strambare al momento inopportuno. Appena si stramba si lasca la randa. Effettuata la strambata avremo ovviamente le mura cambiate. In alcuni casi può essere la nostra salvezza, perché non riuscendo a stringere la bolina e a virare possiamo invece operare una strambata per arrivare al bordo di bolina opposto. La strambata riesce sempre in qualsiasi condizione, perché siamo spinti dal vento. In più evitiamo il passaggio accelerato dell'equipaggio. Conviene mentalmente dimenticarsi del fiocco durante la strambata, almeno relativamente. E' bene evitare, con i fiocchi un po' grandi come il genoa, che si ingarbugliano nello strallo.

 

IL RECUPERO DELL'UOMO A MARE

In questa simulazione l'uomo cade sopravento a sinistra con andatura di bolina mure a sinistra. Si poggia e si fa il giro strambando. Se siamo a motore dobbiamo portare la poppa dalla parte opposta all'uomo a mare, per evitare inconvenienti con le eliche. L'uomo va sempre raccolto dalla parte sopravento. Bisogna sempre cercare di fermare la barca, è necessario quindi frenare. Di bolina sarà sufficiente lascare le vele. L'imbarcazione deve fermarsi arrivati dal mascone al centro-barca vicino all'uomo a mare, e non scadere troppo di poppa, per avere tempo di effettuare il recupero in condizioni di sicurezza e celermente. Le prime due azioni da compiere dopo la caduta dell’uomo a mare sono gridare: "Uomo a mare!" seguito da "Qualcuno guardi l'uomo".


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