Per una volta il vento è stato di parola: aveva
promesso 30 nodi e 30 nodi sono stati nel golfo di Hauraki. Così per il
secondo giorno consecutivo le semifinali della Louis Vuitton Cup hanno subito
una battuta d'arresto, la diciassettesima su 47 giorni di regata, un record
poco invidiabile, alla faccia di un calendario che si comprime ogni giorno un
po' di più. Si studiano soluzioni alternative (due regate lunedì, ad esempio),
ma il doppio turno è una versione poco gradita ai regatanti che devono uscire
prestissimo in mare e possono tornare a casa solamente al tramonto. Si vedrà,
la quarta giornata (quella in programma nella domenica neozelandese, la notte
di sabato in Italia) si farà. Con un vento fra i 10 e i 15 nodi, sarà quella
che spaccherà l'equilibrio (momentaneo) fra One World e Luna Rossa, in attesa
degli ultimi duelli che si concluderanno entro e non oltre il 17 dicembre.
Unica deroga ammessa, se martedì sera le barche si dovessero trovare in
parità, allora si potrebbe ricorrere a un match race supplementare per rompere
l'equilibrio.
Ma per ora c'è tempo, come ha tempo Black Magic.
Quasi tutti i giorni (anche quelli con molto vento) i detentori della coppa
America se ne vanno lontanissimo nel golfo ad allenarsi. Venticinque, anche
trenta miglia al largo con queste imbarazzanti sottane, che strisciano
sull'acqua per nascondere quello che ci sta sotto (vero o presunto che sia). A
meno di tre mesi dalla coppa America vera e propria si sono accese le fantasie
per capire quale diavoleria porta la barca di Dean Barker e Tom Schnackenberg.
Si fanno le ipotesi più ardite: un timone con delle pinnette, un bulbo
totalmente innovativo, qualche tipo di altra strana protuberanza che
servirebbe a fare andare più veloce la barca tutta nera, che sarà in acqua la
prima volta il 15 di febbraio. Fantasie o verità? Impossibile saperlo adesso
perché a questo punto è lecito anche pensare che qualche voce la lascino
trapelare gli stessi neozelandesi per aumentare la suspence, per fare
preoccupare un po' i challenger, oppure per distrarli dal loro lavoro.
La coppa America è una battaglia che solo
incidentalmente si corre in acqua, diceva l'avvocato di Dennis Conner. E'
anche una guerra di nervi e di mosse studiate a tavolino: la squalifica di One
World, ad esempio, è stata una vittoria di Team New Zealand, che tutt'altro
che casualmente ha tirato nuovamente fuori la vicenda dei disegni trafugati a
questo punto del contendere e non prima. E c'è chi giura che il caso contro
gli "spioni" neozelandesi passati a Seattle non sia che il primo. Un altro
potrebbe coinvolgere Alinghi, magari un po' più avanti nel corso della Louis
Vuitton Cup, cercando qualche piccolo (o grande) scheletro nell'armadio degli
svizzeri, se non per metterli fuori dal gioco, quanto meno per cercare di
innervosirli. In attesa che sia il golfo di Hauraki a stabilire chi dovrà
difendere la coppa America del 2006.
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