Alle 10.00 ora di Houston, Texas (le 16.00 in Italia), i due skipper sono
sbarcati dalla petroliera che li aveva recuperati dopo il naufragio del
trimarano TIM Progetto Italia. Entrambi stanno rientrando Italia.
"Voglio tornare presto in mare. Ho in mente molti progetti. Ora bisognerà
verificarli. Adesso però voglio andare a casa: 17 giorni bloccati a bordo di una
nave, anche se ti ha salvato, sono stati davvero troppi" racconta Giovanni.
È finalmente terminata la crociera forzata di Giovanni Soldini e di Vittorio
Malingri che, raccolti lo scorso 14 novembre dalla petroliera Cape Bari dopo
aver fatto naufragio con il trimarano TIM Progetto Italia al largo delle coste
africane, mentre erano impegnati nella Transat Jacques Vabre, solo questa
mattina, attorno alle 10.00 ora locale (e 16.00 in Italia) hanno potuto scendere
a terra a Houston, in Texas.
"Dovevamo attraversare l’Atlantico in barca a vela e invece l’abbiamo fatta su
una petroliera" riesce ancora a scherzare Giovanni dopo quella che definisce
un’esperienza davvero particolare. "Quando ci hanno recuperato e ci hanno
comunicato che la nave era diretta nel Golfo del Messico al momento non ci
abbiamo fatto molto caso. Fino a due minuti prima eravamo su TIM Progetto Italia
rovesciato 500 miglia da ogni terra e a pezzi. Avevamo scuffiato e cercato di
salvare la barca ma era stato inutile e avevo dovuto abbandonare il mio
trimarano. Insomma, eravamo tutte e due in una condizione molto particolare.
Poi, passato il primo momento, con le ossa che cominciava a far male per tutte
le botte prese nel rovesciamento e con l’adrenalina che scendeva ci siamo resi
conto di essere in pratica prigionieri. Il comandante e l’equipaggio sono stati
davvero gentili in tutti questi giorni. Hanno cercato di farci star comodi al
massimo. Ma una petroliera che fa 15 nodi sempre una petroliera anche se ci
avevano dato una cabina a testa. Nei primi gironi abbiamo girato la nave in
lungo e in largo. Stare in sala macchine, con i meccanici, era una buona maniera
per passare il tempo. Ma alla fine una petroliera, a parte motori e plancia, è
un bidone di petrolio che naviga. Per il resto abbiamo visto qualche cassetta
alla TV, ma erano tutte in russo, e cercato di leggere qualcosa di quel poco che
c’era in inglese a bordo: la maggior parte erano riviste e libri in tedesco e in
russo visto che la nave ha bandiera tedesca ed equipaggio russo a cominciare dal
comandante. Ma davvero il comandante, si chiama Oleg Kotov e vogliamo
ringraziarlo, e l’equipaggio si sono fatti in quattro. Ma i giorni erano
lunghissimi. Avevamo a disposizione solo il nostro telefono satellitare che
avevamo salvato da TIM Progetto Italia e con quello cercavano di mantenere i
contatti. Ma quando non sai esattamente quando arriverai in un porto, a volte
conviene sentire poca gente. Qualche volta ci hanno fatto navigare in internet
ma non si poteva chiedere troppo: la bolletta la pagavano loro. E poi non
avevamo molte notizie sul nostro viaggio. In effetti il comandante sapeva solo
di dover dirigere sul Golfo del Messico dove avrebbe ricevuto ulteriori
istruzioni. Venerdì scorso quando siamo entrati nel Golfo del Messico eravamo
sicuri di sbarcare nel giro di una giornata invece la nave, prima di entrare in
porto, forse a Corpus Christi, in Texas, doveva scaricare parte del greggio. Si
è attaccata a una piattaforma davanti a Galveston, vicino a Houston, 50 miglia
al largo, e ha cominciato le operazioni. A quel punto visto che non si sarebbe
mossa che dopo 5-6 giorni abbiamo cercato una soluzione, visto che non si poteva
scendere con i mezzi della Guardia Costiera: non c’era emergenza. E alla fine
l’abbiamo trovata ieri (mercoledì 29 novembre, ndr). Abbiamo contattato una
compagnia di elicotteri che fa servizio sulle piattaforme e stamattina ci hanno
prelevato. Al momento di andar via in pratica ci ha salutato tutto l’equipaggio
della Cape Bari anche se molti erano impegnati nelle operazioni con il carico.
Sono stati splendidi".
"Ho voglia di tornare presto in mare – conclude Giovanni -. In questi giorni ho
pensato molto ai progetti su cui stavamo lavorando e al programma del 2006 che
non potremo realizzare e che prevedeva una serie di tentativi di record in
solitario e in equipaggio con TIM Progetto Italia in Pacifico. Ora dobbiamo
ripartire. Ho in mente alcuni progetti che ora andranno verificati. Adesso però
voglio andare a casa: 17 giorni bloccato a bordo di una nave, anche se ti ha
salvato, sono stati davvero troppi".
Giovanni Soldini e Vittorio Malingri rientreranno in Italia entro la settimana. |